È stata esaminata l'associazione tra i livelli di 25-Idrossivitamina D ( 25-OH-D ) e il rischio di sclerosi multipla in campioni di sangue raccolti in maniera prospettica e durante la gestazione.
Sono state utilizzate in uno studio caso-controllo 2 biobanche con 291.500 campioni di 164.000 persone raccolti dal 1975 nella parte settentrionale della Svezia.
Sono stati identificati i campioni di sangue raccolti in maniera prospettica da casi di sclerosi multipla ( n=192, controlli abbinati 2:1 ) e campioni gestazionali da donne in gravidanza in cui la prole aveva poi sviluppato sclerosi multipla ( n=37, madri di controllo abbinate 5:1 ).
I livelli di 25-OH-D sono stati misurati con test ELISA, ed il rischio di sclerosi multipla è stato analizzato utilizzando la regressione logistica.
I livelli di 25-OH-D maggiori o uguali a 75 nmol/L ( versus inferiori a 75 nmol/L ) nei campioni di sangue raccolti in maniera prospettica sono stati associati a un rischio di sclerosi multipla ridotto ( odds ratio, OR=0.39 ).
Non è stata trovata alcuna diminuzione del rischio di sclerosi multipla nella prole esposta a livelli gestazionali di 25-OH-D maggiori o uguali a 75 nmol/L ( vs inferiori a 75 nmol/L ) ( OR=1.8 ).
La prevalenza di livelli di 25-OH-D maggiori di 75 nmol/L nei controlli femminili è diminuita progressivamente nel corso del periodo 1976-2005 ( P trend=0.005 ).
Questo studio supporta la presenza di un'associazione tra alti livelli di 25-Idrossivitamina D nel corso degli anni precedenti l'insorgenza della malattia e una riduzione del rischio di sclerosi multipla.
Nel materiale molto limitato con campioni prelevati all'inizio della gravidanza, quando sono stati controllati gli effetti per il mese di nascita, non è stata trovata alcuna associazione tra livelli gestazionali di 25-OH-D e rischio di sclerosi multipla nella prole.
I livelli decrescenti di 25-OH-D nella popolazione possono contribuire a spiegare l'incidenza crescente della sclerosi multipla che viene indicata negli studi epidemiologici. ( Xagena2012 )
Salzer J et al, Neurology 2012; 79: 2140-2145
Neuro2012