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Obesità nella mezza età e in età avanzata e rischio di demenza


Mentre la rilevante adiposità nella mezza età sembra essere correlata a un maggiore rischio di demenza, i risultati degli studi che indagano questa associazione negli anziani sono contrastanti.

Uno studio prospettico ha valutato le associazioni tra obesità nella mezza età e in età avanzata e il rischio di demenza, con un follow-up medio di 5.4 anni ( dal 1992-1994 fino al 1999 ).

In totale, per 2.798 adulti senza demenza ( età media 74.7 anni; 59.1% donne ), arruolati nel Cardiovascular Health Study e sottoposti a risonanza magnetica, sono stati misurati peso e altezza all’età di 65 anni o oltre ( età avanzata ) e sono state raccolte informazioni circa il loro peso all’età di 50 anni ( mezza età; informazioni riferite dal paziente ).

Per entrambe le età è stato calcolato l’indice di massa corporea ( BMI ).

Dalla classificazione, 480 persone sono risultate affette da demenza incidente, 245 da malattia di Alzheimer ( senza demenza vascolare ) e 213 da demenza vascolare ( con o senza malattia di Alzheimer ).

Nelle valutazioni dell’obesità nella mezza età, è stato osservato un aumentato rischio di demenza per i soggetti obesi ( BMI maggiore di 30 ) rispetto ai normopeso ( BMI: 20-25 ), dopo aggiustamento per fattori demografici ( hazard ratio, HR=1.39 ) e per fattori di rischio cardiovascolare ( HR=1.36 ).

Le stime di rischio si sono capovolte nella valutazione relativa all’indice di massa corporea negli anziani.
Le persone sottopeso ( BMI inferiore a 20 ) hanno mostrato un maggiore rischio di demenza ( HR=1.62 ), mentre il sovrappeso ( BMI: 25-30 ) non è risultato associato a demenza ( HR=0.92 ), e l’obesità è risultata associata a una riduzione del rischio ( HR=0.63 ) rispetto alle persone con indice di massa corporea normale.

In conclusione, i risultati emersi da questo studio hanno contribuito a spiegare il paradosso dell’obesità: le variazioni del rischio di demenza nel tempo sono coerenti con i cambiamenti fisici che portano verso la disabilità. ( Xagena2009 )

Fitzpatrick AL et al, Arch Neurol 2009; 66: 336-342


Neuro2009 Endo2009



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