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Natalizumab, il primo anticorpo monoclonale nel trattamento della sclerosi multipla


L’FDA ha approvato Natalizumab ( Tysabri, in passato denominato Antegren ) come trattamento delle forme recidivanti di sclerosi multipla.

L’approvazione è avvenuta grazie ai risultati di due studi clinici, lo studio AFFIRM e lo studio SENTINEL.

Il Natalizumab, il primo anticorpo monoclonale approvato per il trattamento della sclerosi multipla, inibisce le molecole di adesione sulla superficie delle cellule immunitarie.
Si ritiene che Natalizumab prevenga la migrazione delle cellule immunitarie verso il cervello, impedendo pertanto il processo infiammatorio ed i danni alle fibre nervose.

Studio AFFIRM

Lo studio AFFIRM è uno studio a 2 anni, che ha coinvolto 942 pazienti, che sono stati assegnati a ricevere un’infusione a dosaggio fisso ( 300 mg ) di Natalizumab ( n = 627 ), oppure placebo ( n = 315 ), ogni 4 settimane.

Natalizumab ha ridotto l’incidenza di recidive cliniche del 66% rispetto al placebo ad 1 anno ( p < 0,001 ).

La frequenza annualizzata di recidive è stata dello 0,25 per i pazienti trattati con Natalizumab contro lo 0,74 dei pazienti del gruppo placebo.

Il 60% dei pazienti non ha sviluppato nessuna lesione iperintensa in T2, o nessun allargamento della lesione preesistente, rispetto al 22% dei pazienti trattati con placebo ( p < 0,001 ).

Ad 1 anno, all’esame MRI ( risonanza magnetica per immagini ) il 96% dei pazienti trattati con Natalizumab non ha presentato lesioni captanti il gadolinio rispetto al 68% dei pazienti del gruppo placebo ( p < 0,001 ).

La proporzione di pazienti che sono rimasti liberi da recidive è stata del 76% nel gruppo Natalizumab rispetto al 53% nel gruppo placebo ( p < 0,001 ).

Studio SENTINEL

Lo studio SENTINEL è uno studio a 2 anni, che ha coinvolto 1171 pazienti trattati con Interferone beta-1a ( Avonex ).

I pazienti trattati con Avonex, ma che presentavano ancora attività di malattia, sono stati assegnati in modo random a Natalizumab ( n = 589 ) o placebo ( n = 582 ), oltre a ricevere il trattamento standard.

Ad 1 anno, l’aggiunta di Natalizumab ad Avonex ha portato ad una riduzione del 54% nell’incidenza di recidive cliniche rispetto al solo Avonex ( p = 0,001 ).

La frequenza di recidive annualizzate è stata dello 0,36 per i pazienti trattati con Natalizumab in aggiunta ad Avonex contro lo 0,78 con il solo Avonex.

Nel gruppo trattato con Natalizumab ed Avonex, il 67% dei pazienti non ha sviluppato nessuna nuova lesione iperintensa in T2, o nessun allargamento della lesione preesistente, rispetto al 40% dei pazienti nel gruppo Avonex ( p < 0,001 ).

Ad 1 anno, all’esame MRI, il 96% dei pazienti trattati con Natalizumab ed Avonex non ha presentato alcuna lesione captante il gadolinio rispetto al 76% dei pazienti trattati con Avonex ( p = 0,001 ).

La proporzione dei pazienti che è rimasta libera da recidive è stata del 67% nel gruppo Natalizumab ed Avonex contro il 46% dei pazienti trattati solamente con Avonex ( p < 0,001 ).

Tollerabilità e sicurezza

I più comuni effetti indesiderati associati a Natalizumab comprendono: cefalea, stanchezza, infezioni del tratto urinario, depressione, infezioni respiratorie del tratto inferiore, dolore articolare e disturbo addominale.

Gravi infezioni si sono presentate nel 2,1% dei pazienti trattati con Natalizumab contro l’1,3% di quelli che hanno ricevuto placebo.

Le gravi infezioni comprendevano infezioni di natura batterica, come polmonite ed infezioni del tratto urinario, che hanno risposto al trattamento con antibiotici.

L’impiego del Natalizumab è risultato associato a reazioni d’ipersensibilità, che si sono presentate con un’incidenza inferiore all’1% dei pazienti.( Xagena2004 )

Fonte: Biogen Idec, 2004 Neuro2004 Farma2004


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