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L'uso delle statine è correlato a un minor rischio di parkinsonismo


Un nuovo studio ha evidenziato che l'uso delle statine è associato a un minor rischio di parkinsonismo.
Inoltre, le statine hanno un effetto sull'accumulo di placche nel cervello.

Le malattie cardiovascolari che si accumulano nel cervello degli anziani possono influenzare lo sviluppo del parkinsonismo; gli adulti che assumono le statine, noti farmaci ipocolesterolemizzanti, hanno un rischio ridotto di sviluppare questi sintomi motori.

Il parkinsonismo si manifesta con tremori, rallentamento dei movimenti e rigidità; fino al 50% degli anziani è affetto; una piccola percentuale di questa popolazione riceve una diagnosi di malattia di Parkinson.

I ricercatori, del Rush University Medical Center di Chicago, Illinois ( USA ), hanno esaminato i partecipanti di 3 coorti di anziani che vivevano nelle proprie abitazioni o in contesti di aggregazione, e l'uso delle statine per valutare se l'uso è collegato a un minor rischio di parkinsonismo incidente e se questa associazione è mediata dagli effetti delle statine sull'aterosclerosi cerebrale.

I partecipanti ai 3 gruppi sono stati arruolati in 1 di 3 studi clinici in corso presso il Rush Alzheimer's Disease Center.

L'analisi primaria ha incluso 2841 individui con un'età media di 76.3 anni; il 75% erano donne. Poco più di un terzo, 936 individui, assumeva statine.

I partecipanti sono stati seguiti per una media di 5.6 anni, con incontri a cadenza annuale; i segni di parkinsonismo sono stati definiti come due o più dei seguenti sintomi: tremore, rigidità, andatura parkinsoniana e bradicinesia.
Durante lo studio, il 50% ( n = 1432 ) dei partecipanti ha sviluppato parkinsonismo.

Dopo aver controllato per età, sesso e rischi vascolari, come fumo e diabete, gli individui che assumevano statine ( n = 936 ) avevano un rischio inferiore del 16% di sviluppare parkinsonismo 6 anni dopo rispetto a quelli che non-facevano uso di questi farmaci ( hazard ratio, HR=0.84; IC 95%, 0.74-0.96; P = 0.008 ).

E' stata eseguita anche un'analisi post mortem sul cervello dei 1044 partecipanti che sono deceduti durante il follow-up; l'età media alla morte era di 89.2 anni.
Nell'analisi post mortem, si è indagato sull'aterosclerosi dei grandi vasi del circolo di Willis; studi precedenti avevano indicato che l'aterosclerosi grave in questa regione del cervello è collegata a rapido e progressivo parkinsonismo, più rapido declino cognitivo e più grave iperintensità della sostanza bianca.

L'uso delle statine prima della morte era collegato a una probabilità inferiore del 37% di aterosclerosi ( odds ratio, OR=0.63; IC 95%, 0.50-0.79; P inferiore a 0.001 ) rispetto a quelli che non-facevano uso delle statine.

Sono stati analizzati anche i dati sul tipo di statine che gli individui stavano assumendo; circa il 79% di quelli in terapia con statine stava assumendo statine di intensità moderata o alta. Quelli che assumevano statine ad alta intensità avevano un rischio inferiore del 7% di sviluppare parkinsonismo rispetto a quelli che assumevano statine a bassa intensità.

E' stata anche condotta un'analisi di mediazione, con le statine come causa, l'aterosclerosi da moderata a grave come mediatore e il parkinsonismo come effetto.
L'aterosclerosi cerebrale meno grave media parzialmente il legame tra statine e parkinsonismo prima della morte, confermando l'ipotesi di base.

Questi risultati hanno evidenziato il ruolo delle patologie cerebrovascolari nel parkinsonismo in età avanzata e suggeriscono un ruolo potenziale delle statine nel ridurne l'entità. ( Xagena2022 )

Fonte: Neurology, 2022

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