L’aterosclerosi carotidea è un biomarcatore di successiva malattia vascolare.
Tuttavia, il rischio associato a placche carotidee, piccole e non stenotiche, è meno chiaro.
Ricercatori dell’University of Miami,negli Stati Uniti, hanno condotto uno studio clinico con lo scopo di esaminare l’associazione tra lo spessore massimo delle placche carotidee e il rischio di eventi vascolari in una coorte urbana multietnica.
La placche carotidee sono state analizzate in 2.189 soggetti, come parte dello studio di popolazione Northern Manhattan Study.
L’endpoint primario era costituito dalla combinazione di eventi vascolari ( ictus ischemico, infarto miocardico o morte vascolare ).
Nel 58% ( 1.263 ) dei pazienti erano presenti placche carotidee.
Dopo un follow-up medio di 6.9 anni, sono stati osservati eventi vascolari in 319 pazienti: 121 casi di ictus ischemico fatale o non-fatale, 118 casi di infarto miocardico fatale o non-fatale, e 166 decessi per cause vascolari.
I soggetti con spessore massimo della placca carotidea superiore a 1.9 mm hanno mostrato un incremento di 2.8 volte del rischio di eventi vascolari combinat, rispetto ai soggetti senza placche carotidee ( hazard ratio, HR=2.80 ).
Dopo aggiustamenti questa associazione è rimasta significativa solo tra gli ispanici.
Quasi il 44% dei pazienti a basso rischio secondo il punteggio di rischio Framingham presentava un rischio vascolare a 10 anni del 18.3%.
In conclusione, lo spessore massimo delle placche carotidee è un semplice e non-invasivo marcatore di aterosclerosi sublinica associato a un incremento del rischio di esiti vascolari in una coorte multietnica.
Lo spessore massimo delle placche carotidee potrebbe essere un semplice ed economico strumento per determinare la stratificazione del rischio nelle strategie preventive, e un endpoint surrogato negli studi clinici. ( Xagena2008 )
Rundek T et al, Neurology 2008; 70:1200-1207
Neuro2008