Un pattern vascolare controverso, recentemente identificato da Paolo Zamboni di Ferrara, chiamato insufficienza venosa cerebrospinale cronica ( CCSVI ), è stato associato alla sclerosi multipla, introducendo una nuova visione diagnostica e di trattamento per una malattia che colpisce attualmente 70.000 italiani.
L’insufficienza venosa cerebrospinale cronica è una condizione emodinamica, identificata per la prima volta nel 2009 da Paolo Zamboni, ed è caratterizzata da un drenaggio venoso anomalo del liquido cerebro-spinale.
L'ostacolo nel sistema venoso attraverso la vena giugulare interna, le vene vertebrali e il sistema delle azygos determina stasi del liquido cerebro-spinale, reflusso venoso e flusso inverso attraverso un circuito cerebrospinale vicario, determinando un prolungamento della circolazione cerebrale, verificato con la risonanza magnetica di diffusione.
Esistono diverse condizioni cliniche quali coagulazione anomala, infiammazione, compressione neoplastica, che possono portare a una ostruzione acuta del sistema venoso cerebrospinale causando gravi manifestazioni cliniche, come vertigini, torcicollo, cefalea, letargia; in queste condizioni l’angioplastica percutanea e i trattamenti trombolitici locoregionali provocano la regressione dei sintomi.
Zamboni ha trattato gli individui affetti da insufficienza venosa cerebrospinale cronica nella sclerosi multipla con angioplastica della giugulare e delle azygos e ha ottenuto risultati positivi. ( Xagena2013 )
Mandolesi S et al, Prevent Res 2013; 3: 1: 39-44
Neuro2013