Nonostante l’alta assunzione di farmaci con proprietà anticolinergiche da parte delle persone anziane, gli effetti sul declino cognitivo e la demenza sono stati valutati solo raramente.
Hanno preso parte allo studio condotto da Ricercatori dell’Università di Montpellier in Francia, 4.128 donne e 2.784 uomini di età uguale o superiore ai 65 anni di una coorte reclutata in 3 città francesi.
La performance cognitiva, la diagnosi clinica di demenza e l’uso di anticolinergici sono stati valutati al basale e dopo 2 e 4 anni.
Il 7.5% dei partecipanti faceva uso di anticolinergici al basale.
La regressione logistica mutivariata ha indicato che le donne che avevano riferito di far uso di farmaci anticolinergici al basale mostravano maggior declino cognitivo sui 4 anni nei punteggi di fluidità del linguaggio ( odds ratio [ OR ]: 1.41 ) e nella funzionalità cognitiva globale ( OR: 1.22 ), rispetto alle donne che non facevano uso di tali farmaci.
Negli uomini è stata osservata un’associazione con il declino cognitivo nella memoria visiva ( OR: 1.63 ) e in misura minore nella funzione esecutiva ( OR: 1.47 ).
Interazioni degne di nota sono state osservate nelle donne tra uso di farmaci anticolinergici ed età, apolipoproteina E o terapia ormonale.
Un rischio più alto di 1.4-2 volte di declino cognitivo è stato osservato per le persone che avevano fatto uso continuo di anticolinergici, ma non per quelle che ne avevano fatto un uso interrotto.
Anche il rischio di demenza incidente nei 4 anni di follow-up è aumentato negli utilizzatori continui ( hazard ratio [ HR ]: 1.65 ), ma non in quelli che avevano interrotto l’assunzione dei farmaci anticolinergici ( HR: 1.28 ).
In conclusione, le persone anziane che assumono farmaci anticolinergici hanno un maggior rischio di declino cognitivo e demenza.
Interrompere il trattamento con farmaci anticolinergici è risultato associato a una diminuzione del rischio.
I medici dovrebbero fare molta attenzione alla prescrizione di farmaci anticolinergici alle persone anziane, specialmente in quelle molto anziane e in quelle ad alto rischio genetico di disturbi cognitivi. ( Xagena2009 )
Carrière I et al, Arch Intern Med 2009; 169:1317-1324
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