Le malformazioni cavernose cerebrali sono soggette a sanguinamento ma il rischio di emorragia intracranica e deficit neurologici focali, e i fattori che potrebbero predirne la manifestazione, non sono noti.
Uno studio ha quantificato tali rischi e ha valutato se fossero influenzati da sesso e posizione delle malformazioni cavernose cerebrali.
E’ stato compiuto uno studio di popolazione su diagnosi definite di malformazioni cavernose cerebrali formulate tra i residenti scozzesi tra il 1999 e il 2003, che sono state validate in modo indipendente dai neuroradiologi dello studio.
L’esito primario era un composito di emorragia intracranica o deficit neurologici focali ( escluse crisi epilettiche ) legate in modo certo o probabile alle malformazioni cavernose cerebrali.
Nello studio, 139 adulti hanno mostrato almeno 1 malformazione cavernosa cerebrale definita e 134 sono risultati vivi alla presentazione iniziale.
Durante un follow-up di 1.177 anni-persona ( completezza 97% ), per la sola emorragia intracranica il rischio a 5 anni di una prima emorragia è risultato più basso del rischio di emorragia ricorrente ( 2.4% vs 29.5%; p inferiore a 0.0001 ).
Per l’esito primario, il rischio a 5 anni di un primo evento è risultato più basso del rischio di ricorrenza ( 9.3% vs 42.4%; p inferiore a 0.0001 ).
Il rischio annuale di ricorrenza dell’esito primario è sceso da 19.8% nel primo anno fino a 5.0% nel quinto anno, ed è risultato più alto per le donne che per gli uomini ( p=0.01 ) ma non per gli adulti con malformazioni cavernose cerebrali del tronco cerebrale versus malformazioni cavernose cerebrali in altra posizione ( p=0.17 ).
In conclusione, il rischio di emorragia intracranica ricorrente o deficit neurologico focale da una malformazione cavernosa cerebrale è maggiore del rischio di un primo evento, è maggiore per le donne che per gli uomini e diminuisce nel corso di 5 anni.
Questa informazione può essere utilizzata nella pratica clinica, ma servono ulteriori studi per quantificare i rischi in modo preciso nel lungo periodo e per comprendere perché le donne abbiano un rischio di ricorrenza maggiore di quello degli uomini. ( Xagena2012 )
Al-Shahi Salman R et al, Lancet Neurol 2012; 11: 217-224
Neuro2012