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Cervello e invecchiamento


Due articoli supportano la crescente evidenza che l'attività fisica regolare e l'esercizio fisico siano associati ai cambiamenti dovuti all'età per quanto concerne la funzionalità cognitiva e il rischio di demenza.

Il primo articolo ( Physical activity and cognition in women with vascular conditions, Arch Intern Med 2011 ) è un'analisi precedentemente non-pianificata dei dati dello studio Women's Antioxidant Cardiac ( WACS ), iniziato nel 1995 e noto per aver dimostrato che le vitamine antiossidanti non hanno un beneficio dimostrabile nella prevenzione secondaria della malattia vascolare.

È stata esaminata la relazione tra i livelli di attività fisica e il mantenimento della funzione cognitiva in donne anziane ad alto rischio di eventi vascolari.
La funzione cognitiva è stata misurata nel tempo eseguendo il Telephone Interview of Cognitive Status ( TICS ), una misura piuttosto grezza originariamente sviluppata per essere utilizzata dalle compagnie di assicurazione per escludere i candidati con demenza dall'assistenza assicurativa a lungo termine.

I risultati di questa analisi hanno indicato che le donne nei livelli più bassi di attività fisica sviluppano un declino cognitivo significativamente più pronunciato.
TICS non è stato elaborato per misurare il declino cognitivo; quindi, anche se le differenze tra il gruppo più basso e i due più alti sono state statisticamente significative, è difficile giudicare l'importanza clinica della differenza.

Ciò che è importante è che le donne anziane con alti livelli di rischio vascolare costituiscono un importante gruppo di rischio e che il rischio vascolare è legato al declino cognitivo.

Il secondo studio ( Activity energy expenditure and incident cognitive impairment in older adults, Arch Intern Med 2011 ) ha anche analizzato i dati di una fonte conosciuta: lo studio Health, Aging, and Body Composition ( Health ABC ), che ha coinvolto una coorte di oltre 3000 uomini e donne di età compresa tra 70 e 79 anni.

È stato osservato il rapporto tra spesa energetica rispetto all'attività fisica auto-riportata e il declino cognitivo incidente in un piccolo sotto studio che ha coinvolto 197 persone che incontravano i criteri di ammissibilità.

I criteri statistici ( un calo maggiore 1.0 SD [ deviazione standard ] su una scala di 100 punti ampiamente utilizzata negli studi epidemiologici di demenza ) hanno definito il deficit cognitivo.
Lo studio ha evidenziato che le persone nel più alto terzile della spesa energetica media hanno avuto una probabilità significativamente più bassa di deterioramento cognitivo rispetto ai soggetti nel più basso terzile.

Il fatto che lo studio abbia utilizzato una misura convalidata di spesa energetica, non solo auto-riportata, ha fornito ai risultati un'ulteriore importanza.

Come entrambe le ricerche, molti altri studi hanno evidenziato un'associazione tra attività fisica, declino cognitivo e rischio di demenza, e hanno rilevato che il più alto rischio di compromissione era associato alle persone con i più bassi livelli di attività.

Forse il più convincente è uno studio clinico randomizzato australiano su un programma di esercizio fisico ( passeggiate ) basato sulla comunità, che ha utilizzato una misura sviluppata appositamente per testare l'efficacia del trattamento farmacologico per migliorare la funzione cognitiva.

Questo studio ha dimostrato un effetto protettivo dell'aumento dei livelli di esercizio fisico nel gruppo sperimentale.

Le conseguenze di un numero crescente di persone molto anziane, le valutazioni per le conseguenze della demenza sulla salute personale e pubblica, e l'urgenza di apprendere modi per attenuare il declino legato all'età e idealmente ritardare o prevenire l'insorgenza della demenza sono indirizzate verso l'importanza di migliorare la comprensione della relazione dell'attività regolare rispetto alle funzioni cerebrali nel corso dell'invecchiamento.

Studi come questi hanno evidenziato anche un cambiamento graduale ma costante dell'opinione comune riguardante i fattori di rischio per la demenza senile.
La comprensione della deposizione di amiloide e il ruolo delle proteine tau è stata per lungo tempo un punto saldo della ricerca sulla malattia di Alzheimer.

Tuttavia, studi basati sulla comunità, hanno mostrato l'importanza di altri processi patologici definiti misti. In particolare, i processi degenerativi vascolari giocano chiaramente un ruolo importante nella demenza senile.
Inoltre, i fattori di rischio vascolari, come una limitata attività fisica, l’ipertensione nella mezza età e il fumo, sono stati associati con la demenza senile.

Nella pratica, distinguere la demenza vascolare dalla malattia di Alzheimer è difficile, soprattutto nei pazienti molto anziani in cui la demenza è più comune.
È importante sottolineare che la limitata attività fisica e gli altri fattori di rischio vascolari sono modificabili, suggerendo la possibilità di ridurre il peso crescente del deterioramento cognitivo nella terza età.

Vi è ora un numero elevato di evidenze che supportano gli effetti benefici dell'attività fisica regolare sull'invecchiamento del cervello.

La pubblicazione dei risultati degli studi WACS e Health ABC in questo momento è particolarmente degna di nota, in prossimità di un importante studio randomizzato e controllato sugli effetti dell'esercizio aerobico sulla memoria e sull'ippocampo ( Proc Natl Acad Sci USA 2011 ).

L'ippocampo si restringe nella terza età. Il volume ridotto, in particolare nell'ippocampo anteriore, è associato a disturbi della memoria e ad aumento del rischio di demenza.
Questo studio randomizzato e controllato di training aerobico ha mostrato un aumento delle dimensioni dell'ippocampo anteriore, portando a un miglioramento della memoria spaziale. Il volume dell'ippocampo è aumentato del 2% rispetto al calo subito nei gruppi di controllo. I volumi in altre aree cerebrali ( nucleo caudato e talamo ) non sono stati influenzati.

Tra le numerose prove riguardo ai vantaggi crescenti dell'attività fisica anche moderata, un precedente studio clinico randomizzato controllato ha dimostrato che, anche dopo l'insorgenza di demenza, un programma regolare di camminata ha ridotto il declino ed è stato associato a una riduzione del ricovero in case di cura per problemi comportamentali.

Il mantenimento costante dell'attività fisica è sicuramente utile e verosimilmente fornisce vantaggi nel corso dell'invecchiamento. La ricerca clinica dovrebbe essere sempre più orientata allo sviluppo di metodi efficaci per modificare il comportamento promuovendo un’attività fisica regolare, ideale per tutta la vita, ma soprattutto nella mezza e tarda età.

Altre aree in cui una migliore comprensione, attraverso la ricerca, potrebbe portare a scoperte attuabili includono la misura in cui altri fattori di rischio vascolari potrebbero ridurre il declino cognitivo senile e il rischio di demenza, la relazione tra rischio noto e fattori di crescita di recente scoperta come il fattore neurotrofico di derivazione cerebrale, e il potenziale che i farmaci anticolinergici, ampiamente prescritti, potrebbero avere effetti più che transitori sulla funzionalità cognitiva senile.

La cosa più importante per la ricerca è sviluppare e testare programmi che promuovono l'attività fisica, specialmente in età avanzata. ( Xagena2011 )

Larson EB, Arch Intern Med 2011; 171: 1258-1259


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